250 pagine brossurate per la recente monografia “Eric Kuster Interior Design”, pubblicata dall’editore tedesco teNeues e dedicata a un astro della progettazione europea, olandese di nascita ma radicato a Londra. Lusso lusso lusso. O meglio “luxury”, come si dice oggi nel linguaggio un po’ trito del design. Per i lavori di Kuster, la definizione non può prescindere da questa parola “da maneggiare con cura”. Perchè i suoi progetti – profusione di materiali pregiati, spazi grandi ma non intimidatori, rivestimenti che più belli non si può, attenzione maniacale ai dettagli ça va sans dire – esprimono un affascinante equilibrio tra uno stile classico che vira al contemporaneo e accenti europei che si mescolano a un tocco internazionale e, soprattutto, hanno un’anima. “Viaggio in tutto il mondo in posti belli che sono senz’altro motivo di ispirazione – dice-. Amo anche il cinema e la tv, sono un appassionato del cinema inglese degli anni 50-60, quello dei primi James Bond per intenderci. E poi navigo in internet, altra fonte inesauribile di suggestioni.” Questo per definire a grandi linee le matrici del gusto di Kuster che nel living vi stupisce con un grandioso lampadario in vetro di Murano ma scopre un’inaspettata vena di rigore quasi minimale per bagni e cucine. Basta tutto questo per ottenere risultati progettuali di spessore? Kuster ci mette anche il rapporto empatico che instaura con i committenti, gente di larghi mezzi abituata al meglio che però invece di vedersi calare dall’alto le trovate più spettacolari e costose diventa interprete non di secondo piano nel processo creativo che sta dietro al progetto. “La tecnologia oggi è in grado di prefigurare ogni cosa – dice il progettista – ma nulla è più coinvolgente del toccare con mano i tessuti, i materiali, immaginare insieme al cliente la soluzione più giusta. C’è una firma, ma ogni progetto è su misura come un abito di haute couture. Non faccio mai del copia e incolla.”